Dichiarazione della Segretaria Generale Uila Enrica Mammucari
“Esprimiamo forti preoccupazioni per l’accordo Ue-Mercosur che, al momento, non garantisce il pieno rispetto del principio di reciprocità e della sostenibilità soprattutto per alcune produzioni della filiera agroalimentare.
In particolar modo, temiamo che questo accordo possa rappresentare un ulteriore spinta ad abbassare il livello delle condizioni lavorative nel nostro paese ed in tutta Europa.
Auspichiamo, pertanto, che il principio della condizionalità sociale, conquistato dal Sindacato dopo decenni in Europa, rispetto alla quale abbiamo avuto primi riscontri positivi nel tavolo interministeriale dello scorso 31 luglio, si confermi anche negli accordi di libero scambio come la bussola da seguire per tutelare il lavoro e l‘eticità delle produzioni. Crediamo, infatti, che l’Unione europea debba affermare e far valere, nelle sue relazioni commerciali, il principio di reciprocità nei criteri di accesso ai mercati, a tutela della qualità dei prodotti, dei diritti del lavoro e dell‘ambiente, così come per garantire una leale concorrenza tra le imprese. In gioco non c’è solo la capacità di esportare prodotti di qualità ma anche il comune interesse a promuovere nel mondo un cibo buono, sostenibile e legale”.
Lo sostiene la segretaria generale Uila Enrica Mammucari in merito all’adozione da parte del Collegio dei commissari dell’UE dell’accordo di partenariato con il Mercosur.
“Non ci siamo mai opposti pregiudizialmente agli accordi commerciali anche perché rimaniamo convinti che possano rappresentare un‘occasione di crescita economica ed un contributo importante per garantire relazioni più stabili tra gli stati, a condizione, però, che servano, al contempo, ad elevare gli standard produttivi ed occupazionali verso una maggiore qualità. Abbiamo contestato, in passato, l’ipocrisia mascherata di alcune politiche comunitarie che estremizzando posizioni ambientaliste non tenevano conto, invece, degli effetti di tali politiche sulla sostenibilità sociale senza considerare i principi di equità e reciprocità per le produzioni importate” aggiunge Mammucari. “Non smetteremo mai di batterci, nel nostro Paese come in Europa, per una reale difesa dei diritti di chi lavora, rivendicando la tracciabilità e la trasparenza nel mercato del lavoro lungo tutta la filiera del cibo, compreso quello che arriva da Paesi in cui, ancora oggi, esiste lo sfruttamento del lavoro minorile”.
“In questo senso abbiamo apprezzato i correttivi e le novità all’accordo che però” conclude la segretaria generale “a nostro avviso, non sono ancora sufficienti ad evitare i rischi di un scostamento verso il basso della qualità produttiva ed occupazionale nella competizione globale con conseguenze che rischiano di essere drammatiche sia sotto il profilo delle imprese quanto dell’occupazione per le nostre filiere a partire dalle carni per non parlare dell’avicolo, della bieticoltura così come di numerosi altri comparti che devono essere messi in condizione di competere ad armi pari con le imprese d‘oltreoceano.”